Beh, come state? Bentornat!
Io sono Amanda e questo è l’undicesimo numero di Bollicine. Dentro ci trovate tre fatti d’attualità e qualche croccante link. L’ultimo fatto d’attualità mi è un po’ sfuggito di mano ed è lungo dieci volte più del solito, portate pazienza.
Bollicina #1: Una campagna sociale non stucchevole né retorica, pazzesco
Ideata a Barcellona da due studenti di comunicazione, la campagna Tengo Nombre ci invita a chiamare le persone con il loro nome (o con quello della loro professione), evitando di cadere in facili generalizzazioni legate alle loro origini. Quindi non “il Bangla”, ma “il minimarket”. Non “i cinesi in Sarpi”, ma “l’informatico”, e così via. Un progetto antirazzista che GRAZIE SIGNORE SANTISSIMO evita il pietismo facilone e gioca invece sulla dignità del soggetto chiamato in causa. Qui un approfondimento.
Bollicina #2: E se i mass-media stessero per estinguersi?
L’editoria sta per fare la fine dei dinosauri, sostiene questo articolone -one -one del The New Yorker, ma non è questa la cosa peggiore. La cosa peggiore è che nessuno stia riuscendo a immaginare un’alternativa al sistema mediatico attuale, né tantomeno a cucirgli addosso un modello di business sostenibile nel tempo. I grandi editori le stanno provando un po’ tutte, ma senza alcun successo. Insomma, grandi punti interrogativi su cosa succederà dopo. Lettura consigliata a tal proposito qui.
Bollicina #3: No, Chiara Ferragni non è la prima a finire in uno shitstorm colossale
È il 2010 quando Leandra Medine, ricca newyorkese che si veste molto bene, apre un blog in cui documenta i suoi outfit. Si chiama Man Repeller ed è un successo. Rapidamente diventa un punto di riferimento per chi vuole essere cool senza fare troppi sforzi. Leandra sente il profumo del soldo aleggiare intorno a lei, e capisce che per monetizzare il suo blog deve trasformarlo in un magazine di lifestyle al femminile. Così fa. All’apice del suo successo, Man Repeller vanta una redazione editoriale di 16 persone, 25 dipendenti in totale, collaborazioni con tutti i brand più giusti del momento, capsule collection come se piovesse e compagnia cantante.
Ecco, la storia della ragazza ricca che trasforma il suo blog personale in un’azienda milionaria non vi è nuova, no?
[DISCLAIMER: Leandra Medine non è Chiara Ferragni. Non penso che le due possano essere paragonate sotto ogni punto di vista, anzi. Nella loro parabola di vita pubblica, però, ci sono diversi punti di contatto su cui ha senso ragionare, tutto qui.]
Ma torniamo al di là dell’oceano ancora per qualche riga. Man Repeller va a gonfie vele fino al maggio 2020, quando (sulla scia delle proteste antirazziste che infiammano gli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd) viene a galla che non si tratta di un posto di lavoro inclusivo, che Leandra è un po’ una stronza, classista e razzista afferma chi lavorava per lei, e che di polvere nascosta sotto il tappeto ce n’è a bizzeffe. Shitstorm immediato, lei scompare dai social media e qualche settimana dopo se ne va da Man Repeller, che diventa Repeller e prova a rifarsi un’identità senza di lei. Ma come fai a stare a galla se ciò che ti permetteva di non affondare era la faccia di chi ora è il nemico pubblico numero uno dell’editoria?
Anche qui, immagino vi suoni familiare la storia della ragazza ricca diventata business woman che sfrutta i suoi (sedicenti) valori per fare ancora più soldi, no?
Passano sei mesi e Man Repeller chiude definitivamente. Problemi economici, fanno sapere in un comunicato stampa. Leandra se ne sta in silenzio per qualche mese, e poi apre una sua newsletter, The Cereal Aisle. Scrive di moda, dà consigli su come trovare uno stile personale, pubblica foto brutte dei suoi outfit, con una pessima luce, sgranate, in cui lei appare sempre un po’ pentita, aggiunge qua e là qualche riflessione sui temi che più le stanno a cuore. Insomma, ci riprova.
Oggi The Cereal Aisle conta più di 100.000 iscritti, ha un ritmo di pubblicazione piuttosto sostenuto (siamo tra i tre e i cinque numeri a settimana), prevede un piano d’abbonamento e ha uno shop online che genera introiti tramite link affiliati. Leandra intanto ha ripreso a fare qualche branded content qua e là, viene di nuovo invitata alle sfilate (gesto che nel mondo della moda equivale all’assoluzione definitiva) e si definisce una sensitive fashion blogger. Insomma, si è cucita addosso una nuova una vita professionale, trovano un modo nuovo per fare quello che sa fare meglio al mondo: scrivere e vestirsi decentemente, ispirando gli altri a fare lo stesso.
Perché se in qualcosa sei più brava, capace e brillante di tutti gli altri, alla fine ce la fai anche se pesti un merdone gigantesco. Anche se si scopre che sei una stronza. Anche se la beneficienza dici di farla, ma poi non la fai davvero.
Chiudo con una citazione (traduzione mia) tratta dal bilancio dei primi tre anni di The Cereal Aisle che Leandra ha pubblicato qualche settimana fa, e che vi consiglio spassionatamente di leggere.
Penso a Man Repeller e al grande ufficio a Soho dove entravo ogni mattina, al fatto che, al suo apice, 25 persone lavorassero peer la media company che avevo fondato a 20 anni. Poi torno al qui ed ora, penso al fatto che in alcuni giorni mi faccio 11 isolati a piedi per andare a lavorare in un bar solo per avere l’impressione di avere un posto in cui recarmi, poi torno a casa, scatto qualche selfie con il timer nel silenzio del mio soggiorno mentre le mie figlie sono a scuola e mio marito al lavoro e questo è tutto quello che avevo da fare e penso: come ho fatto a fallire così miseramente? […] Se vi rimarrà qualcosa di me e della mia newsletter, spero che questo qualcosa non siano solo i consigli di stile, ma la consapevolezza che non importa dove siate o cosa facciate, chi siate stati e chi pensiate di dover essere, potete sempre ricominciare da capo.
Bollicina #Extra: cose che mi sono piaciute
Un libro: Le Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, edito da Laurana Editore. 800 pagine di meraviglia. Se rinasco voglio rinascere Griffi, voglio il suo talento.
Un film: The Holdovers di Alexander Payne. Vedendolo ho riso, ho pianto, ho pensato e sono uscita dal cinema che ero un pochino più felice rispetto a quando ci sono entrata. E che vuoi chiedere di più a un film?
Una newsletter: Alternate Takes, di Letizia Sechi. Uno spazio di riflessione dove si “parla di come usare le parole per rendere più chiaro il mondo che ci circonda, sullo schermo o altrove”.
Una canzone: Cosa Rimane dei Riviera. Cantarla in motorino a squarciagola funziona alla grande per sfogare tutte le incazzature del giorno. Provare per credere.
Un articolo: Chloë Sevigny Is So Over NYC’s Women Walking Their Dogs in Athleisure di Marlow Stern, per Rolling Stone. Sono una trentenne semplice: se esce una nuova intervista alla più giusta delle giuste, io corro a leggerla. E poi a consigliarla a chiunque.
Un video su TikTok: AHAHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA. Prego.
Dire Grazie
Grazie a te che sei rimasto senza cena aspettando che io finissi di scrivere le mie scemenze.